

“Mia moglie ha viaggiato tutto il tempo durante le sue gravidanze ed è tornata con un bambino. Penso che mi abbia ingannato e non le appartengono”, ha detto mio marito al giudice.
Non potevo credere che potesse dire una cosa così folle. Ho fatto nascere tutti e tre i miei figli, ma lui non c’era perché beveva sempre con i suoi amici. Non mi ha mai vista partorire.
“Facciamo un test del DNA e mostrerà che quei bambini sono miei ma non suoi!” ha esclamato di nuovo Paul.
Il giudice non gli ha creduto ma ha ordinato comunque i test.
Con grande sorpresa di tutti, aveva ragione.
Il silenzio che seguì la lettura dei risultati fu assordante. Sentivo il sangue martellarmi nelle orecchie, mentre le parole del giudice mi rimbombavano in testa: “La paternità biologica non è confermata.”
Paul mi fissava con un mezzo sorriso di trionfo, come se avesse appena vinto una guerra. Io, invece, non riuscivo neanche a respirare.
“Non è possibile…” sussurrai. “Sono i miei figli. Li ho portati io in grembo. Li ho partoriti io.”
Il giudice si limitò a dire che i test parlavano chiaro, ma che potevamo rifarli per escludere errori di laboratorio. Io annui, disperata, ma dentro di me sentivo che la verità che stava per venire a galla sarebbe stata molto più oscura di quanto avessi immaginato.
Qualcosa nel modo in cui Paul mi guardava… non era solo vendetta. Era come se sapesse qualcosa che io non sapevo.
E quando, pochi giorni dopo, arrivarono i risultati del secondo test… capii che la mia vita stava per essere completamente stravolta.
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